“Domani inizio la dieta.” Quante volte l’hai detto? Quante volte hai promesso a te stessa che lunedì, o dopo le feste, o dal primo gennaio, tutto sarebbe cambiato? E quante volte sei tornata esattamente al punto di partenza, magari con qualche chilo in più e una dose extra di senso di colpa?
Non sei sola. Milioni di Donne vivono intrappolate in questo ciclo infernale: anticipi il senso di colpa prima ancora di sederti a tavola, ti abbuffi durante le feste, ti senti tremendamente in colpa dopo, prometti che cambierai. E ricomincia. Anno dopo anno. Natale dopo Natale. Pasqua dopo Pasqua.
Ma facciamo un calcolo che potrebbe cambiarti la prospettiva. Se hai 60 anni e da almeno 40 ti rovini la vita con i finti buoni propositi, sentendoti in colpa per quello che mangi durante le feste, ricorda che secondo le statistiche ISTAT sull’aspettativa di vita femminile in Italia (circa 85 anni), potresti averne ancora 25 per smettere di farlo. E se ne hai 50 potresti averne 35, se ne hai 40 addirittura 45.
Ora chiediti una cosa, con sincerità: vuoi davvero altri 25, 35 o 45 periodi di festa passati a sentirti in colpa? O preferisci imparare finalmente a vivere in armonia con cibo, corpo e mente?
Il problema delle abbuffate non è solo fisico, non si riduce ai chili sulla bilancia. Le conseguenze vanno molto più in profondità, intaccando la tua Salute fisica, certo, ma soprattutto quella mentale ed emotiva. E c’è di più: i meccanismi psicologici che ti tengono intrappolata in questo schema hanno un nome preciso. Si chiamano bias cognitivi, e sono le scuse che il tuo cervello inventa per giustificare comportamenti che sai essere dannosi.
Capire questi meccanismi è il primo passo per cambiarli. E il momento per farlo è adesso, non il prossimo gennaio.
Cosa succede davvero durante un’abbuffata
La definizione scientifica
Prima di tutto, chiariamo una cosa: c’è differenza tra mangiare molto e abbuffarsi. Mangiare abbondantemente durante un pranzo di festa, gustando ogni portata con piacere e consapevolezza, è una cosa. L’abbuffata, o Binge Eating come viene definita scientificamente, è tutt’altro.
Secondo il DSM-5 (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), un’abbuffata è caratterizzata da due elementi chiave:
- Il consumo di una quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quanto la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo e nelle stesse circostanze;
- La sensazione di perdita di controllo durante l’episodio.
Questo secondo punto è fondamentale. Non è una scelta consapevole di concedersi un pasto abbondante. È la sensazione di non riuscire a fermarsi, di essere in balia di qualcosa più forte di te. È continuare a mangiare anche quando sei sazia, anche quando stai male fisicamente, anche quando dentro di te una vocina urla “basta”.
Quando questi episodi si verificano almeno una volta a settimana per tre mesi, accompagnati da marcato disagio e senso di colpa, si parla di Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Ma anche le abbuffate occasionali, quelle che “capitano solo durante le feste”, hanno conseguenze che vale la pena conoscere.
Il meccanismo biologico
Cosa succede nel tuo corpo e nel tuo cervello durante un’abbuffata? È un meccanismo complesso che coinvolge neurotrasmettitori, ormoni e circuiti neuronali del piacere.
Quando inizi a mangiare cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi (quelli che tipicamente caratterizzano le abbuffate), il tuo cervello rilascia dopamina, il neurotrasmettitore del piacere e della ricompensa. È lo stesso meccanismo che si attiva con le dipendenze. Per qualche istante, ti senti bene. Anzi, benissimo.
Ma ecco il problema: più mangi, più il tuo cervello richiede quella dose di dopamina. Il circuito della ricompensa si accende, e il senso di sazietà viene letteralmente cortocircuitato. Gli studi di neuroimaging mostrano che durante un’abbuffata, le aree cerebrali responsabili del controllo degli impulsi si “spengono”, mentre quelle legate alla ricompensa si accendono come un albero di Natale.
A livello ormonale, succede un caos. L’insulina va alle stelle in risposta ai picchi glicemici, il cortisolo (l’ormone dello stress) aumenta, mentre la leptina (l’ormone della sazietà) viene ignorata dal cervello. È come se il tuo corpo perdesse temporaneamente la capacità di capire quando è il momento di fermarsi.
Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience ha dimostrato che le persone con tendenza alle abbuffate mostrano alterazioni nel sistema dopaminergico simili a quelle osservate nelle dipendenze da sostanze. Non è debolezza di carattere. È un meccanismo neurobiologico reale e potente.
Gli effetti fisici delle abbuffate (quello che non ti dicono)
Impatto immediato
Nelle ore immediatamente successive a un’abbuffata, il tuo corpo è sottoposto a uno stress metabolico importante. Ecco cosa succede:
Gonfiore e distensione gastrica: lo stomaco, che normalmente ha la capacità di circa un litro, viene forzato a dilatarsi ben oltre i suoi limiti naturali. Questo causa non solo disagio fisico, ma può portare a dolori addominali acuti e sensazione di oppressione.
Rallentamento digestivo: il sistema digestivo, sovraccaricato, rallenta drasticamente. Il cibo rimane più a lungo nello stomaco, causando reflusso gastroesofageo, bruciore e nausea.
Sonnolenza e pesantezza: l’enorme quantità di sangue richiesta dall’apparato digerente viene sottratta ad altri organi, cervello incluso. Per questo ti senti annebbiata, stanca, incapace di concentrarti.
Picchi e crolli glicemici: l’insulina rilasciata in grande quantità fa precipitare la glicemia dopo il picco iniziale. Risultato? Ti ritrovi più stanca di prima, con voglia di altri zuccheri. È l’inizio di un altro ciclo.
Alterazioni pressorie: il cuore è costretto a lavorare di più per gestire il carico digestivo e i cambiamenti metabolici repentini. In persone predisposte, questo può portare a mal di testa, vertigini, palpitazioni.
Conseguenze a medio-lungo termine
Se le abbuffate diventano un pattern ricorrente, gli effetti sul corpo diventano via via più gravi e più difficili da reversare.
Aumento di peso e accumulo di grasso viscerale: non è solo una questione estetica. Il grasso viscerale, quello che si accumula intorno agli organi interni, è metabolicamente attivo e produce sostanze infiammatorie che danneggiano l’intero organismo.
Insulino-resistenza e rischio diabete tipo 2: i picchi insulinici ripetuti “stancano” le cellule, che diventano sempre meno sensibili all’insulina. È la strada verso il diabete di tipo 2. Secondo l’International Journal of Obesity, anche le abbuffate occasionali ma ripetute nel tempo aumentano significativamente questo rischio.
Affaticamento epatico: il fegato, che deve gestire il sovraccarico di grassi e zuccheri, può sviluppare steatosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso”), una condizione sempre più diffusa e che può evolvere in danni più gravi.
Problemi cardiovascolari: l’infiammazione sistemica cronica, l’aumento del colesterolo LDL, la pressione arteriosa che si alza. Ogni abbuffata è come una piccola tempesta per il tuo sistema cardiovascolare. L’OMS è chiarissima: l’obesità e le abitudini alimentari scorrette sono tra i principali fattori di rischio per malattie cardiache e ictus.
Alterazione del metabolismo basale: ed ecco il paradosso crudele. Più ti abbuffi e poi cerchi di compensare con diete restrittive, più il tuo metabolismo rallenta. È il corpo che, intelligentemente ma contro i tuoi obiettivi, si adatta a quello che percepisce come periodi di carestia. Ogni ciclo abbuffata-dieta rende più difficile dimagrire la volta successiva.
Infiammazione sistemica cronica: è forse la conseguenza più subdola, perché non la vedi e non la senti nell’immediato. Ma è lì, silente, che danneggia tessuti, organi, articolazioni. È il terreno su cui crescono le malattie croniche.
Gli effetti sulla mente: quando il cibo diventa un problema emotivo
Il circolo vizioso emotivo
Gli effetti psicologici delle abbuffate sono forse ancora più devastanti di quelli fisici, perché ti seguono ovunque, ti accompagnano ogni giorno, minano la tua autostima dalla base.
Il senso di colpa post-abbuffata è schiacciante. Ti guardi allo specchio e ti senti disgustata. Ti chiedi come hai potuto, ancora una volta, perdere il controllo. Ti prometti che non succederà più. Ma dentro di te sai che è una promessa vuota, perché è la stessa che hai fatto cento volte prima.
La vergogna è ancora più profonda del senso di colpa. Non riguarda solo quello che hai fatto, ma quello che pensi di essere. “Sono debole”, “Non ho forza di volontà”, “Non sono capace”. Queste frasi diventano il sottofondo costante dei tuoi pensieri.
L’ansia anticipatoria inizia già giorni prima di un evento conviviale. “Ci sarà troppo cibo”, “Non riuscirò a controllarmi”, “E se poi sto male?”. L’ansia cresce, lo stress sale, e quando finalmente ti siedi a tavola sei già in uno stato emotivo che rende il controllo ancora più difficile.
La depressione reattiva arriva dopo, quando ti rendi conto che un altro anno è passato, un’altra festa è andata male, e sei sempre ferma nello stesso punto. Questa depressione non è solo tristezza. È la sensazione di impotenza, la convinzione di non essere in grado di cambiare, di essere destinata a vivere così per sempre.
E c’è un trauma nascosto in tutto questo: il trauma ripetuto delle feste. Ogni anno rivivi lo stesso schema autodistruttivo. Le feste, che dovrebbero essere momenti di gioia e condivisione, diventano campi minati emotivi. Il Natale non è più Natale: è “il periodo in cui perdo il controllo”. La Pasqua non è più Pasqua: è “quando ingrasserò di nuovo”. E così via, in un calendario segnato non da celebrazioni, ma da fallimenti anticipati.
Il cibo come anestetico emotivo
Ma perché ci abbuffiamo? Non è (solo) perché il cibo è buono. È perché il cibo, temporaneamente, anestetizza emozioni che non vogliamo sentire.
C’è una differenza enorme tra fame fisica e fame emotiva. La fame fisica arriva gradualmente, può essere soddisfatta con qualsiasi cibo sano, e si ferma quando sei sazia. La fame emotiva arriva all’improvviso, richiede cibi specifici (di solito dolci o molto grassi), e non si ferma mai davvero. Perché non è fame di cibo. È fame di conforto, di distrazione, di sollievo.
Usi il cibo per gestire stress, noia, tristezza, solitudine. È un meccanismo di coping, esattamente come lo è, per altre persone, l’alcol o il fumo. Il problema è che funziona, almeno per qualche minuto. Il cibo ti fa sentire meglio. Poi, ovviamente, ti fa sentire molto peggio, ma in quel momento di crisi, il sollievo immediato vince su tutto.
Le ricerche dell’Harvard Medical School sulla relazione cibo-emozioni mostrano che questo pattern crea una vera e propria dipendenza. Il cervello impara che il cibo è la soluzione veloce al disagio emotivo, e ogni volta che lo usi rafforzi questo circuito neuronale. Diventa sempre più automatico, sempre meno controllabile.
Il costo psicologico del ciclo infinito
Ogni anno che passa senza cambiare davvero rafforza una convinzione devastante: “Non sono capace”. Non è vero, ovviamente. Non è questione di capacità. È questione di metodo, di supporto, di approccio sbagliato. Ma il tuo cervello non lo sa. Il tuo cervello registra solo: “Ho provato, ho fallito. Di nuovo”.
L’autostima si erode progressivamente. Non solo per il peso o per la forma fisica. Ma per questa sensazione di essere perennemente inadeguata, di non riuscire a mantenere un impegno con te stessa, di deludere continuamente le tue aspettative.
Arriva poi la rassegnazione mascherata da accettazione. “In fondo va bene così”, “Non sono il tipo da palestra”, “A me piace mangiare bene”. Sono frasi che sembrano autoaccettazione, ma sotto nascondono la rinuncia. C’è una differenza enorme tra amarsi e rassegnarsi a stare male.
Amarsi significa volersi bene abbastanza da prendersi cura di sé. Significa rispettare il proprio corpo con scelte che lo fanno stare bene, con Movimento che lo rinforza, con Alimentazione che lo nutre davvero. Rassegnarsi significa dire “tanto non ce la faccio” e smettere di provare.
Quanti Natali ti restano per essere felice?
Ora torniamo al calcolo che abbiamo fatto all’inizio, perché è importante. Davvero importante.
Secondo i dati ISTAT, l’aspettativa di vita media per una Donna in Italia è di circa 85 anni. Facciamo i conti:
- Se hai 40 anni, hai davanti ancora circa 45 Natali;
- Se hai 50 anni, ne hai circa 35;
- Se hai 60 anni, ne hai circa 25;
- Se hai 70 anni, ne hai ancora una quindicina.
Immagina di avere davanti 45 Natali. 45 occasioni per sederti a tavola con le persone che ami, per goderti il cibo senza sensi di colpa, per alzarti il 26 dicembre sentendoti bene nel tuo corpo anziché sopraffatta dall’aver mangiato troppo.
Oppure immagina 45 Natali passati esattamente come gli ultimi 10, 20, 30. A contare le calorie mentalmente mentre mangi. A sentirti in colpa per ogni boccone. A promettere che “l’anno prossimo sarà diverso”. A pesarti il 2 gennaio maledicendoti.
La domanda vera è questa: quanti di questi Natali vuoi passare in guerra con te stessa?
Il tempo non è infinito. Non lo è per nessuno. E ogni anno che aspetti pensando “c’è tempo, lo farò l’anno prossimo” è un anno che non tornerà mai più. Un Natale perso. Una Pasqua vissuta male. Un’estate di vergogna.
L’importanza dell’onestà con se stesse
Il primo passo, quello davvero difficile, è smettere di mentirsi.
Non minimizzare. Non giustificare. Non nasconderti dietro le scuse. Guardati allo specchio, non solo fisicamente ma emotivamente, e sii onesta.
“Ho un problema.” Quattro parole difficilissime da dire, anche solo a te stessa. Ma liberatorie.
Guardare indietro può far male. Ma è necessario per capire che non puoi più permetterti di continuare così. Che ogni anno che passa nel ciclo è un anno perso. E che gli anni davanti non sono infiniti.
Il momento della decisione
C’è un mito dannoso che va sfatato: il mito del “momento perfetto” per iniziare.
Non esiste il momento perfetto. Non esiste un gennaio magico in cui tutto sarà più facile. Non esiste un “quando avrò più tempo”. Non esiste un “quando sarò pronta”. Non esiste sempre un nuovo lunedì sul calendario, perché le cose che ci fanno bene non si rimandano nemmeno al primo giorno utile della settimana e ogni giorno che passa nel ciclo è un giorno perso. Non nel senso che hai “sprecato” la tua vita. Ma nel senso che hai perso un’opportunità di stare meglio, di essere più in Salute, di vivere con meno sensi di colpa e più leggerezza.
La verità è che il momento giusto è sempre adesso. Non domani. Non lunedì. Non gennaio. Adesso.
Come uscirne: strategie pratiche e scientificamente provate
Ok, abbiamo parlato del problema, dei bias, delle scuse. Ora parliamo di soluzioni. Vere, concrete, scientificamente fondate.
Mindful eating: cosa significa davvero
Mangiare con consapevolezza significa portare attenzione al cibo. Non al telefono, non alla TV, non ai pensieri. Al cibo.
Significa chiedersi, prima di mangiare: “Ho davvero fame? O sto cercando di coprire un’emozione?”
Significa mangiare lentamente, masticare bene, notare i sapori, le texture, le sensazioni.
Significa fermarsi quando sei sazia, non quando il piatto è vuoto o quando stai male.
Sembra banale, ma non lo è. Gli studi di Harvard sulla mindfulness applicata all’Alimentazione mostrano che questa pratica riduce significativamente le abbuffate, perché ti riconnette con i segnali reali del corpo invece di mangiare in pilota automatico.
Riconoscere la fame fisica da quella emotiva
Questo è un punto cruciale. Ecco come distinguerle:
La fame fisica:
- Arriva gradualmente;
- Si manifesta nello stomaco (brontolii, vuoto);
- Può essere soddisfatta con qualsiasi cibo sano;
- Si ferma quando sei sazia.
La fame emotiva:
- Arriva all’improvviso, urgente;
- Si manifesta nella testa (pensiero ossessivo del cibo);
- Richiede cibi specifici (di solito dolci, grassi, “comfort food”);
- Non si ferma mai, continueresti a mangiare all’infinito.
Imparare a riconoscere questa differenza è il primo passo per spezzare il circuito abbuffata-senso di colpa.
Il diario alimentare emotivo
Non un semplice diario alimentare dove conti calorie. Un diario emotivo dove scrivi:
- Cosa hai mangiato;
- Come ti sentivi prima;
- Come ti sentivi dopo;
- Cosa stava succedendo nella tua vita in quel momento.
In poche settimane vedrai dei pattern. “Ogni volta che litigo con mio marito, mi abbuffo di dolci”. “Quando sono annoiata, vado in cucina”. “Lo stress del lavoro mi porta a mangiare senza controllo”.
Una volta che vedi i pattern, puoi intervenire. Puoi cercare strategie alternative per gestire quelle emozioni specifiche.
Tecniche di gestione dell’impulso
Quando arriva la voglia irrefrenabile di abbuffarti, prova queste tecniche:
- La regola dei 10 minuti: quando hai voglia di cibo senza fame fisica, aspetta 10 minuti facendo altro. Spesso l’impulso passa.
- La respirazione 4-7-8: inspira per 4 secondi, trattieni per 7, espira per 8. Ripeti 4 volte. Attiva il sistema nervoso parasimpatico e riduce l’ansia.
- Il surfing dell’emozione: invece di evitare l’emozione scomoda mangiando, prova a “cavalcarla” come un’onda. Osservala, chiamala per nome (“sono triste”, “sono annoiata”), e lascia che passi. Le emozioni, quando non le combatti, durano mediamente 90 secondi.
Come affrontare le feste senza autodistruggersi
Le feste sono inevitabili. Ma puoi affrontarle diversamente.
Prima della festa:
- Mangia qualcosa di sano prima di uscire (non arrivare affamata);
- Decidi in anticipo quali cibi ti concederai (uno o due, non tutti);
- Ricorda il tuo “perché” (perché vuoi cambiare, perché vuoi stare meglio).
Durante la festa:
- Fai conversazione lontano dal tavolo del cibo;
- Servi una porzione nel piatto e allontanati dal buffet;
- Mangia lentamente, godendoti ogni boccone;
- Bevi molta acqua tra un boccone e l’altro;
- Non sentirti obbligata a mangiare tutto quello che ti offrono.
Dopo la festa:
- Non ti pesare il giorno dopo (il peso fluttua, non significa nulla);
- Il giorno dopo torna alla normalità, senza restrizioni punitive;
- Non compensare saltando pasti (rafforzi il ciclo).
Il Movimento come medicina
Qui arriviamo al cuore del cambiamento vero. Perché puoi lavorare quanto vuoi sulla consapevolezza alimentare, ma senza Movimento il cambiamento sarà sempre parziale e fragile.
Non per “bruciare” l’abbuffata, ma per riequilibrare
Cambia prospettiva. Il Movimento non serve per “punire” il corpo dopo un’abbuffata. Non è una penitenza. Non è “bruciare calorie”.
Il Movimento serve per riequilibrare tutto il sistema: ormonale, metabolico, emotivo.
Il Corretto e Regolare Movimento riduce lo stress, che è una delle principali cause delle abbuffate emotive. Quando ti muovi, abbassi il cortisolo, l’ormone dello stress. E meno stress significa meno fame emotiva.
Effetti sul sistema ormonale e sul tono dell’umore
Quando fai Movimento Adeguato e Regolare, succedono cose meravigliose nel tuo corpo:
- Rilasci endorfine, gli ormoni del Benessere. Ti senti meglio, naturalmente.
- Aumenti la serotonina, il neurotrasmettitore dell’umore stabile. Meno depressione, meno ansia.
- Regoli grelina e leptina, gli ormoni della fame e della sazietà. Inizi a sentire quando hai davvero fame e quando sei sazia.
- Migliori la sensibilità insulinica. Il tuo corpo gestisce meglio gli zuccheri, senza quei picchi e crolli che portano alle voglie compulsive.
Perché il Movimento Assistito fa la differenza
Ecco la verità scomoda: da sole è difficilissimo mantenersi costanti. Non è questione di forza di volontà. È proprio che il cervello, lasciato a se stesso, tende sempre a scegliere il divano invece del Movimento.
Il Movimento Assistito funziona perché:
C’è qualcuno che ti aspetta. Non è solo tu e la tua motivazione fluttuante. C’è un appuntamento, una persona che conta su di te.
C’è qualcuno che ti guida. Non devi improvvisare, non devi capire cosa fare. C’è un programma studiato, progressivo, adatto a te.
C’è qualcuno che ti corregge. Fai gli esercizi nel modo giusto, senza rischiare infortuni, ottimizzando i risultati.
C’è qualcuno che ti motiva. Nei momenti di difficoltà, quando vorresti mollare, c’è chi ti ricorda perché hai iniziato.
Dati dello studio scientifico su Figurella
Lo studio pubblicato su Scienza e Movimento nell’ottobre 2024 ha analizzato un campione di oltre 50 donne tra i 18 e i 75 anni che hanno seguito il Metodo Figurella per 3 mesi.
I risultati sono stati sorprendenti:
- Riduzione significativa del peso e dell’indice di massa corporea;
- Riduzione delle circonferenze addominali (vita e ventre), parametri cruciali per la Salute metabolica;
- Miglioramento della pressione arteriosa, sia a riposo che sotto sforzo;
- Aumento della variabilità della frequenza cardiaca (HRV), indicatore di un sistema nervoso autonomo sano;
- Riduzione della frequenza cardiaca a riposo, segno di maggiore efficienza cardiaca;
- Aumento significativo della VO2max, cioè della capacità aerobica.
E tutto questo in sole 12 settimane. Tre mesi. Non anni. Non una vita di sacrifici.
Come trasformare le feste da nemiche ad alleate
Puoi imparare a vivere le feste senza rovinarti.
Le feste non sono il problema. Il problema è il tuo approccio alle feste.
Cambia la narrativa. Le feste non sono “il momento in cui perdo il controllo”. Sono il momento in cui celebro, condivido, gioisco. E posso farlo anche mangiando con piacere e consapevolezza, senza abbuffarmi.
Preparati. Non arrivare alle feste senza un piano. Decidi prima cosa concederti, goditi quello, e poi basta.
Perdona te stessa. Se un giorno mangi più del dovuto, va bene. È una festa. Il giorno dopo torni alla normalità, senza drammi, senza restrizioni punitive.
Vivere i 25, 35, 45 Natali che ti restano in pace
Immagina questo: tra 5 anni, tra 10 anni, tra 20 anni, guarderai indietro a questo periodo di feste e penserai…
“Che bello. Mi sono goduta ogni momento. Ho mangiato quello che volevo, con piacere, senza sensi di colpa. Mi sono alzata da tavola sentendomi bene, leggera, felice. Ho passato il tempo con le persone che amo, ridendo, parlando, stando presente. Non pensando ossessivamente al cibo.”
Oppure penserai:
“Ancora un altro Natale passato a sentirmi in colpa. Ancora un altro anno perso. Ancora la stessa promessa vuota: ‘Da gennaio cambio’.”
Quale di questi due scenari vuoi? Perché la scelta è tua, e si fa adesso, non a gennaio.
Il Metodo Figurella: un approccio diverso per uscire dal ciclo delle abbuffate
Le diete tradizionali si basano sulla restrizione. Togli i carboidrati. Togli i grassi. Togli lo zucchero. Togli, togli, togli.
Il problema è che il cervello odia le privazioni. Ogni volta che gli togli qualcosa, lui lo vuole di più. È un meccanismo evolutivo: se c’è scarsità, il corpo deve assicurarsi di recuperare appena possibile.
Ecco perché le diete portano alle abbuffate. La restrizione crea l’impulso compulsivo. E il ciclo ricomincia.
Il Metodo Figurella ribalta questa logica: non si tratta di togliere, ma di aggiungere. Aggiungere Movimento. Aggiungere regolarità, aggiungere costanza. Aggiungere consapevolezza. Aggiungere nuove abitudini sane. E quando aggiungi il giusto, il dannoso se ne va da solo, naturalmente.
Le abbuffate hanno effetti profondi su corpo e mente. Non sono “solo” una questione di peso o di estetica. Sono un sintomo di un disagio più profondo, di un rapporto conflittuale col cibo e con te stessa.
La domanda non è “quando inizierò”, ma “quanti altri anni voglio perdere?”
Riconoscere il problema è il primo passo. Serve coraggio, onestà, la volontà di guardarsi allo specchio senza mentirsi.
Ma da sola è difficilissimo. Serve un approccio strutturato, costante, supportato. Serve metodo, non improvvisazione. E serve qualcuno che ti accompagni, che ti sostenga nei momenti difficili, che celebri con te i traguardi, che ti ricordi perché hai iniziato quando la Trova il Centro Figurella più vicino a te e inizia oggi il tuo percorso verso una nuova vita, libera dal ciclo, libera dai sensi di colpa, libera di vivere le feste con gioia.
FAQ
1. Cosa si intende per abbuffata dal punto di vista scientifico?
Un’abbuffata (o Binge Eating) è caratterizzata dal consumo di una quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quanto la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo, accompagnato da una sensazione di perdita di controllo. Secondo il DSM-5, per essere diagnosticata come disturbo deve verificarsi almeno una volta a settimana per tre mesi. Non è semplicemente mangiare molto durante una festa, ma sentire di non riuscire a fermarsi nonostante il disagio fisico ed emotivo.
2. Quali sono gli effetti immediati di un’abbuffata sul corpo?
Gli effetti immediati includono gonfiore addominale, distensione gastrica, rallentamento digestivo, sonnolenza e senso di pesantezza. Si verificano anche picchi glicemici seguiti da crolli energetici e possibili alterazioni della pressione arteriosa. Il corpo entra in uno stato di stress metabolico che compromette le normali funzioni digestive. A livello emotivo, arrivano subito senso di colpa e vergogna.
3. Le abbuffate occasionali fanno male?
Sì, anche le abbuffate occasionali hanno un impatto negativo sul metabolismo, causando picchi insulinici, infiammazione e stress sul sistema cardiovascolare. Se poi si ripetono ciclicamente (ad esempio, ad ogni festività), creano un pattern di “weight cycling” che danneggia progressivamente il metabolismo, rendendo più difficile dimagrire ogni volta. L’OMS sottolinea che la regolarità nell’Alimentazione Sana è fondamentale per la Salute.
4. Perché dopo un’abbuffata mi sento in colpa?
Il senso di colpa nasce dalla dissonanza cognitiva tra i tuoi valori (voler stare bene, prenderti cura di te) e il comportamento messo in atto (abbuffarti fino a stare male). A livello neurologico, dopo il picco di dopamina durante l’abbuffata, si verifica un crollo che contribuisce a sentimenti di depressione e vergogna, innescando un circolo vizioso: ti abbuffi, ti senti in colpa, per gestire il senso di colpa ti abbuffi ancora.
5. Come faccio a capire se ho un problema con le abbuffate?
Segnali chiave: mangi anche senza fame fisica, continui fino a sentirti male, mangi di nascosto, provi vergogna per quanto mangi, pensi costantemente al cibo, usi il cibo per gestire emozioni negative, ogni anno prometti di cambiare ma non succede mai, eviti eventi sociali per paura di perdere il controllo, il senso di colpa post-festività ti accompagna per settimane. Se questi comportamenti si ripetono almeno una volta a settimana, è importante cercare supporto professionale.
6. Si può uscire dal ciclo delle abbuffate senza aiuto?
È molto difficile. Gli studi dimostrano che il supporto strutturato e l’accompagnamento professionale aumentano significativamente le probabilità di successo. Da sola devi combattere contro meccanismi cerebrali potentissimi (gratificazione immediata, abitudini, bias) con la sola forza di volontà, che è una risorsa limitata. Il Metodo Figurella, ad esempio, prevede l’Assistenza costante di professionisti formati che supportano il cambiamento sostenibile dello Stile di Vita, e i risultati scientifici lo confermano.
7. Il Movimento Adeguato svolto in modo Regolare può aiutare contro le abbuffate?
Sì, in modo significativo. Il Corretto e Regolare Movimento riduce lo stress (una delle principali cause delle abbuffate emotive), migliora il tono dell’umore grazie al rilascio di endorfine, regola gli ormoni della fame (grelina e leptina) e aiuta a riconnettersi con il proprio corpo. Lo studio pubblicato su Scienza e Movimento ha dimostrato miglioramenti significativi in Salute metabolica, cardiovascolare e Benessere psicologico in soli 3 mesi di Movimento Assistito.
8. Perché le diete tradizionali falliscono contro le abbuffate?
Le diete restrittive aumentano il rischio di abbuffate perché creano uno stato di privazione che il cervello interpreta come minaccia. Questo porta a meccanismi compensatori e al pensiero “tutto o niente”: o sono perfetta (a dieta), o ho fallito (mi abbuffo). La restrizione alimenta l’impulso compulsivo. Un approccio basato sul Corretto Stile di Vita, piuttosto che sulla restrizione, risulta più efficace e sostenibile nel lungo periodo.
9. Perché continuo a rimandare il cambiamento?
Rimandare è un meccanismo di difesa psicologica chiamato “procrastinazione motivazionale”. Il cervello preferisce evitare il disagio del cambiamento ora, anche se questo significa soffrire nel lungo termine. Inoltre, molte persone attendono il “momento perfetto” che non arriverà mai. La verità è che ogni giorno passato ad aspettare è un giorno perso di Benessere possibile. Il momento giusto non è gennaio. È adesso.
10. È vero che ogni ciclo di abbuffata-dieta danneggia il metabolismo?
Sì, è dimostrato scientificamente. Il fenomeno è chiamato “weight cycling” o “effetto yo-yo” e ogni ciclo di perdita-riguadagno di peso rende più difficile dimagrire la volta successiva, perché il metabolismo si adatta rallentando. Inoltre, aumenta l’infiammazione sistemica e il rischio di malattie cardiovascolari. Uno studio pubblicato su Obesity Reviews conferma che il weight cycling è dannoso tanto quanto, se non più, dell’obesità stabile. Per questo è fondamentale un approccio sostenibile basato sul Corretto Stile di Vita, non su diete drastiche ripetute.







