La trappola della perfezione digitale
Viviamo in un’epoca in cui ogni due minuti si scattano nel mondo più foto di quelle realizzate in tutto il diciannovesimo secolo. La maggior parte di queste immagini rappresenta non tanto chi siamo realmente, ma quello che vorremmo essere agli occhi degli altri. Una ricerca evidenzia che le ragazze si scattano di media 14 selfie prima di postare foto di sé sui social media, alla ricerca dello scatto perfetto. Questo dato non è solo una statistica: racconta di un disagio profondo che si nasconde dietro ogni click.
Bocca da papera, profilo di tre quarti, testa inclinata un po’ di lato, mento all’insù, sguardo in camera, click, e chissà cos’altro, per un altro selfie fotocopia che va ad aggiungersi al milione di miliardi di fotografie che scattiamo ogni anno, alimentando quello che gli esperti definiscono una vera e propria epidemia di insoddisfazione corporea.
Quando l’immagine virtuale sostituisce la realtà
Siamo noi per davvero o siamo quello che vorremmo far vedere fuori, in una continua ricerca di quell’io perfetto che non esiste o, se esiste, emula parti, pezzi, caratteristiche di altri che non saranno mai nostre? Amarsi per quel che si è. Sembra la sfida più grande di questi tempi. Non si tratta di accettare un corpo che non sta bene. Si tratta di vedersi in Salute, energiche, solari, pronte ad affrontare ogni giorno con la giusta energia. Questo non dipende da come ci vediamo in una fotocamera, ma certo il confronto con uno specchio è la sfida per chiedersi: come sto? Purtroppo con l’avvento dei social e questa normalizzazione dello scatto perfetto e di una nuova idealizzazione del corpo femminile, siamo andati ben oltre l’impatto di modelle e soubrette del grande schermo degli anni Ottanta. Oggi chiunque, nel piccolissimo schermo di pochi pollici di uno smartphone, per più ore al giorno, scatto dopo scatto, scroll dopo scroll, è sottoposto alla visione di identità digitali non sempre aderenti alla realtà, che plasmano un senso di disagio profondo. Vediamolo insieme.
I numeri di un fenomeno preoccupante
Secondo gli studi, un terzo di chi scatta selfie manifesta un comportamento patologico di tipo cronico. Ma il problema va oltre la semplice compulsione fotografica. Secondo alcune ricerche una donna in media controlla il suo aspetto ogni 30 secondi, intrappolata in quello che viene definito “body monitoring“: l’idea fissa che tutti coloro con cui entriamo in contatto siano concentrati sui nostri presunti difetti.
I dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus confermano un andamento allarmante: il 13% degli adolescenti italiani ha seguito una dieta per piacersi di più nei selfie, mentre il 64% dichiara di sentirsi più sicuro di sé quando è più magro. Il 55% si sente influenzato dai modelli lanciati da blogger e influencer, con una prevalenza del 70% tra le ragazze. Magro è bello, ma davvero? E se magro non fosse in Salute? Ci sfugge troppo spesso che l’essere magri non significa avere una buona forma fisica in Salute, con il giusto tono muscolare definito da una Corretto e Regolare Allenamento Fisico. Eppure, davanti allo schermo, rincorriamo la magrezza, ma sempre e solo per vanità.
La dismorfia digitale: un nuovo disturbo dell’era social
La dismorfia digitale è una forma di dismorfia, disagio che fa percepire parti del proprio corpo come deformi o mostruose. La propria immagine digitale viene quindi costruita alterando queste parti in funzione di un sé ideale.
Una ricerca del 2023 pubblicata su Frontiers in Psychology ha rivelato che le piattaforme social basate su immagini sono significativamente associate all’aumento dei sintomi di dismorfia corporea tra i partecipanti di età compresa tra 16 e 18 anni.
L’inganno dei filtri e la manipolazione della bellezza
I social media hanno messo in circolazione falsi miti pericolosi: l’idea che gli hip dips possano essere “corretti”, che la pelle possa essere perfettamente liscia o che la pancia non debba esistere. Come è stato analizzato in uno degli ultimi numeri di Enjoy Living, “a questi miti credono sia chi pubblica le foto, sia gli haters che le commentano senza pietà”.
Uno studio del Boston Medical Center ha dimostrato come l’uso di programmi di fotoritocco e filtri abbia completamente modificato il concetto stesso di bellezza. La bellezza è diventata sinonimo di perfezione digitale, e per essere considerati belli bisogna essere privi di qualsiasi “difetto” – dove per difetti si intende qualsiasi caratteristica umana naturale. In bi-dimensione, ovviamente, perché dobbiamo anche ricordare che sui social non abbiamo la tridimensionalità.
L’impatto psicologico dei filtri
Le ricerche mostrano che le persone giudicano le donne con foto modificate come meno intelligenti e meno oneste, effetto che aumenta quando si tratta di coetanee piuttosto che di modelli. Questo crea un paradosso crudele: i filtri che dovrebbero farci sentire più belle finiscono per danneggiare la nostra percezione agli occhi degli altri.
La sociologa americana Alice Marwick ha scritto che “I social media educano gli utenti alla pubblicizzazione del proprio sé, alla manutenzione della propria reputazione digitale attraverso tecniche di auto-promozione e micro-celebrità. Strategie che spingono gli utenti a pensare se stessi in termini di brand da promuovere e controllare”. Ma cosa succede quando ci si incontra dal vivo?
Dal rinascimento ai social: L’evoluzione dell’autoritratto
Per comprendere la portata del cambiamento, è utile guardare alla storia. I primi autoritratti apparvero nel Rinascimento, sotto l’influsso della cultura umanista. Leonardo da Vinci, Tiziano, Dürer e Rembrandt si autorappresentavano per indagare le proprie emozioni e lo scorrere del tempo, dando vita a un vero atto psicoanalitico.
Rembrandt, autoritratto dopo autoritratto, aveva rappresentato la propria malattia, il dolore, la vecchiaia; Van Gogh ha tracciato con il colore i turbamenti della sua anima, Frida Kahlo si imbruttiva, diventando animale o corpo mostruoso. Il contrasto con l’attuale “duck face con le labbra a canotto” è stridente e significativo. La rappresentazione di sé nata con la tecnica dell’autoritratto era prettamente simbolica, immaginifica e profonda: si andavano a scandagliare gli aspetti del proprio io, attraverso il colore, le ombre, gli oggetti simbolo e le metafore. Nulla di tutto quello che viene evocato oggi da una posa scattata con il cellulare obliquo solo perché “sfina”.
L’illusione della perfezione sui social
Come siamo davvero? Alcune persone raccontano che, quando incontrano una persona dal vivo dopo averla “incontrata” nella sua forma digitale sul web, rimangono deluse, perplesse, un po’ stranite. Oddio, ma davvero è lei/lui? Quando abusiamo della tecnologia o cerchiamo di renderci qualcosa che non siamo, di fatto, perdiamo la nostra identità. Perpetrare questa tendenza è ulteriormente dannoso quando, a forza di renderci diversi o applicare filtri alle nostre foto, non ci riconosciamo più, pensando che la nostra immagine vera sia quella che abbiamo ottenuto con gli stratagemmi del digitale. Sono allarmanti i casi di richieste di chirurgia estetica per emulare un avatar virtuale. Sono altrettanto destabilizzanti i momenti in cui, passando offline, non veniamo riconosciuti, e non comprendiamo il perché, in quanto chi ci vede incontra le nostre vere sembianze, ma a forza di modificarle, non accettiamo che siano la realtà che vedono gli altri. Luigi Pirandello avrebbe molto da scrivere su questo Uno, Nessuno, (Centomila?) in cui ci possiamo incastrare.
Dietro le quinte degli influencer
Come sottolineato dal chinesiologo Mario Ciac: “I social media sono per molti una vera e propria professione, non un passatempo, e quindi quello che osserviamo su molti profili è il frutto di un lavoro, anni di studio, impegno“. Gli influencer che vediamo online sono spesso atleti professionisti, ballerine o personal trainer con “ore di palestra alle spalle” e un team di professionisti dietro ogni foto. Quando vogliamo emularli, anche solo per uno scatto, dobbiamo ricordare che “quello che ci mostrano è il frutto di anni e anni di sacrifici che oggi li portano ad avere un fisico scolpito e a poter eseguire degli esercizi con facilità, estrema naturalezza e assoluta precisione – molto diversa di quello che potrebbe fare una persona qualunque”, spiega Ciac.
E questo quando parliamo di folli esercizi o allenamenti che ci vengono proposti in un reel di pochi secondi.
Quando invece ci confrontiamo con influencer che vivono della loro immagine, o che ne hanno costruito una appositamente per i social, la faccenda si complica ulteriormente.
La realtà dietro i filtri
Anche il fisico di influencer famose con milioni di follower, nonostante ci venga mostrato in outfit e pose volutamente molto naturali, in realtà nasce da immagini che sono frutto di duro lavoro, che più che in palestra vede operare dei tecnici dietro al monitor di un Mac. Sì, gli influencer più pagati, hanno un team che li segue ovunque, solitamente composto da fotografo, social media manager e videomaker, per non aggiungerne altri. Ci sono addirittura influencer che impongono ai fotografi, durante eventi in cui non hanno il loro team appresso, di usare solo determinati scatti, per le riprese ufficiali (diverso è tutto cià che riguarda gossip e cronaca, ovviamente, in particolare quella rosa). Ad ogni modo, quando incontrate online un influencer o un personaggio famoso, sappiate che quasi nessuno dei suoi video o delle sue foto è fatto come lo fareste voi, amatorialmente, con un appoggio sgangherato su un treppiede improvvisato o a cercare l’angolazione perfetta della fotocamera del selfie. Ogni cosa, online, per chi usa le piattaforme social come strumento di lavoro, è accuratamente studiato.
Il ritorno alla bellezza autentica
Siamo destinati ad essere tutti uguali? Negli ultimi mesi si sta parlando di un sano ritorno alla bellezza autentica, ovvero quella bellezza che non sembra clonata da altri. Sarà così? In un mondo in cui si cerca la perfezione sapendo razionalmente che non esiste, i giovani stanno iniziando a chiedere la riduzione dell’uso dei filtri, un più sano rapporto con l’aspetto fisico e un più naturale e sincero racconto anche da parte delle aziende.
La soggettività della bellezza
Ciò che stiamo dimenticando però è che la bellezza è estremamente soggettiva. Che ciò che qualcuno trova poco attraente, per altri è un tratto stupendo. Dobbiamo imparare che ogni corpo è bello con le sue caratteristiche naturali, e che la cosa più importante resta sempre la Salute. Quella vera però, che si basa su parametri medici e sul Benessere. Quella che si basa su un Corretto Stile di Vita, fatto di Movimento Adeguato e Regolare e Sana Alimentazione.
Guardarsi allo specchio senza filtri
Piacere, ma soprattutto piacersi, è la chiave della felicità. E piacersi solo in foto, solo con la giusta luce, la giusta posa, il giusto filtro, la giusta angolazione significa mentire a se stessi.
Il tuo corpo è quello che vedi allo specchio, quello che ti accompagna giorno dopo giorno, la macchina meravigliosa che ti permette di essere e fare quello che vuoi. Anche con gli addominali scolpiti a computer (ebbene sì, esiste anche questo) non diventerai davvero più sana e non arriverai in spiaggia mostrando la persona che vorresti essere.
Verso un rapporto sano con la propria immagine
Immagina mattine in cui ti alzi, ti guardi allo specchio e ti ami, semplicemente, per come sei. Non pensi di fare una crisi per quella ruga, per quel capello bianco, per quel segno del cuscino che andrà sicuramente via. Immagina di non doverci pensare. Il tuo corpo sta bene, ti sostiene, ha energia. Lo sai perché fai Regolare e Corretto Movimento Fisico, almeno tre volte alla settimana, con la consapevolezza che è il meglio che puoi fare per mantenerti in Salute. Lo sai perché hai pianificato i tuoi pasti, ti nutri e non ti abbuffi, sai scegliere cosa fa bene al tuo corpo per avere l’energia per vivere. Immagina giorni in cui il peso di sentirti sempre perfetta, di misurarti con il giudizio degli altri, se ne va. E se ne va non perché te lo dimentichi o non ci fai più caso, ma perché lo hai trasformato in un nuovo Stile di Vita. Come ti senti?
L’importanza del Benessere reale
Il vero significato dei selfie va molto oltre un semplice autoritratto, può essere il sintomo dell’ansia di non piacersi, della paura di non piacere. È tempo di cambiare prospettiva e concentrarsi su ciò che conta davvero: il benessere fisico e mentale autentico.
Come suggerisce l’esperto Mario Ciac: “Al posto che cercare di fare la posa del loto volante, cento piegamenti o mille saltelli con la corda per postare un video su Instagram, ci si può far ispirare da qualcosa di più sano e percorribile: benessere, tonicità, resistenza, mobilità“.
Al posto di perdere 2 ore con un programma di fotoritocco o alla ricerca del filtro perfetto sui social media, andiamo a fare due chiacchiere con un’amica, leggiamo un libro, studiamo qualcosa che ci appassiona.
Il messaggio di Figurella
La prova costume non mente, la realtà non mente: non mentire a te stessa, fai qualcosa davvero per il tuo corpo. Questo messaggio risuona oggi più che mai in un’epoca in cui la linea tra realtà e finzione digitale si è pericolosamente assottigliata.
Abbiamo scelto di raccontare per la gran parte dei nostri contenuti social e web, ma anche nelle nostre campagne di comunicazione, le storie vere delle Donne che entrano nei nostri Centri ogni giorno. Sono donne che hanno detto basta all’ideale di bellezza che segue una perfezione irraggiungibile. Sono Donne che spesso sono mosse dalla voglia di rimettersi in forma e rimodellare il loro corpo, certo, e che hanno qualche kg o cm di troppo. Ma appena entrano a contatto con le nostre Assistenti e il nostro Metodo, collaudato da oltre 40 anni, capiscono che la parte estetica e lo stare bene con se stesse parte dal prendersi cura del proprio corpo senza stressarlo. Il nostro mix è semplice da sempre: Corretto e Adeguato Movimento Fisico, Sana Alimentazione, il tutto in un Lettino Termoattivo e con un rigenerante Bagno all’Ozono al termine. Lo potrebbero fare anche da sole? La scienza dimostra di no.
Siamo pigri e se qualcuno non ci aiuta, non facciamo molto. Per questo il vero cuore di Figurella è la preparazione e il supporto delle nostre Assistenti. Sono loro che accompagnano queste Donne. Sono loro che ogni giorno vivono anche sul loro corpo il Metodo Figurella e quindi, con consapevolezza e grazie alla formazione costante a cui partecipano, possono raccontarlo. Siamo fieri di aver scelto di usare Donne Figurella nella nostra narrazione, Signore e Assistenti, ma anche Titolari dei nostri Centri. Loro ci dimostrano che le bellezze sono innumerevoli, non una sola e che non servono effetti patinati o fotoritocchi.
La bellezza che non ha bisogno di maschere
Se sei arrivata fino a qui, nonostante il titolo ti avesse “avvertita” di non leggere questo articolo, significa che dentro di te sai già che la vera bellezza non ha bisogno di filtri per brillare. L’uso di alcuni effetti social durante il periodo dell’adolescenza può portare a una percezione distorta del proprio aspetto fisico, con ripercussioni a livelli più profondi. Se ti misuri con ragazzi e ragazzi di questa età, facci caso.
Per noi di Figurella è tempo di riappropriarsi della propria immagine autentica, di celebrare la diversità e l’unicità di ogni corpo, di costruire un rapporto sano con se stesse che vada oltre i like e i cuoricini sui social. La bellezza vera è quella che si vede allo specchio ogni mattina, quella che ti accompagna nella vita di tutti i giorni, quella che non ha bisogno di essere modificata per essere apprezzata.
Perché, come sottolineiamo sempre, la cosa più importante resta sempre la Salute vera, quella che si basa su parametri medici e sul benessere autentico, non su filtri digitali che promettono una perfezione impossibile e dannosa. La cosa più importante è un Corretto Stile di Vita. Quest’estate, facci caso, ogni volta che guardi qualcuno pensando che sia meglio di te. Ricorda: accantonare il cellulare, i social e i selfie per decidere di prenderti cura del tuo corpo e della tua bellezza autentica è un lavoro… nelle tue mani!
Trova il tuo Centro, parlane con una Assistente. Siamo qui per tornare a farti splendere, in Salute.